La settimana scorsa ho recuperato una scheda di rete: guardandola ho intuito che potesse essere adatta a un Macintosh SE o SE/30. Nessuna marca o identificazione sulla scheda, e non sapevo neanche se fosse funzionante. Una nuova sfida! Continua a leggere
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Ritorno alla vita di un Macintosh SE/30
Una decina di giorni fa ho recuperato un macintosh SE/30 che era appoggiato in un angolo, destinazione discarica, con un centimetro di polvere, la scheda madre appoggiata sul case, senza alimentatore.
Nessuno sapeva dirmi che problemi avesse, era lì da così tanto che anche il ricordo del guasto si era perso nel tempo.
Lo porto via io.
Arrivo a casa, e mi ricordo di avere in cantina un Macintosh SE con la scheda madre guasta ma forse l’alimentatore funzionante. Il modello è simile, penso che l’alimentatore potrebbe essere lo stesso.
Mi ritrovo in cucina con due compatti impolverati da smontare, meglio se prima gli dò una pulita – mia moglie potrebbe arrivare da un momento all’altro e non voglio che mi colga in flagrante spargimento di polvere. Una spugna umida per le plastiche esterne e un pennello per la scheda madre (non spolvero mica in cucina, vado in terrazza, accanto allo stenditoio con la biancheria pulita), giusto per togliere il grosso dello sporco. Apro il “donatore”, anzi, era già aperto, mancano tutte le viti, devo solo svitare l’alimentatore dopo aver staccato tutti i cavi.
Collego al volo l’alimentatore all’esse-e-trenta. Collego tutti i cavi e incastro l’elettronica del tubo catodico che era staccata. Attacco il cavo alla corrente. Pausa. Pulsante di accensione. Non sento il suono di avvio: se non collego l’altoparlante, certo che non sento il suono d’avvio. Il Mac è rivolto verso il muro e non vedo lo schermo, sento però il disco che inizia a girare. Buon segno! Icona con il dischetto: il disco rigido non viene riconosciuto. Dato che conosco questi vecchi dischi SCSI, penso che magari il disco è stato fermo, era già lento di suo, il sistema non l’ha riconosciuto perché doveva ancora essere pronto… spengo e riaccendo. Parte il sistema operativo!
Mi ritrovo nel Finder, con un’installazione pulita del System 7.1.2; la macchina ha un hard disk da 80MB e 2MB di RAM. Il piccolo funziona perfettamente, peccato solo che è ingiallito a zone: probabilmente aveva uno schermo antiriflesso davanti al monitor come andava di moda vent’anni fa.
Spengo, avvito l’alimentatore, collego l’altoparlante, chiudo il case e pulisco di fino. Guardo il Mac e mi sento soddisfatto e orgoglioso…
Riporto il computer “cannibalizzato” in cantina, metto via gli attrezzi, ripulisco il tavolo della cucina e appoggio il Macintosh SE/30 in soggiorno: ho deciso che starà lì per un po’.
Apple Macintosh SE/30
Questo piccolo compatto mi piaceva così tanto che nel 2002 ho dovuto comprarlo da un’azienda che aveva pubblicato un annuncio… per un po’ l’ho anche tenuto a portata di mano e l’ho usato per scrivere testi e tenere aggiornato qualche database.
Comunque, anche se non lo uso, è qui alle mie spalle mentre scrivo: i computer più ingombranti sono (per ora) impacchettati in cantina in attesa del trasloco, questo SE/30 sarà l’ultimo a essere messo in una scatola!