Non ne ho mai avuto uno da bambino, nel 1983 avevo 11 anni e quindi ero un po’ fuori target per questo “gioco educativo”. Però mi ha sempre incuriosito e un paio di giorni fa l’ho trovato a 12 euro in un mercatino dell’usato.
Ho speso anche 6 euro per 4 pile, che saranno durate si è no un’ora: l’oggetto non è certo a risparmio energetico! D’ora in poi lo userò solo con l’alimentatore (va benissimo uno generico, impostato su 6v, connettore positivo all’interno e negativo all’esterno).
Distribuito in Italia da Clementoni (wikipedia) nel 1983 (30 anni fa!), era la versione italiana dello Speak & Spell di Texas Instruments, in vendita in America dal 1978.
Non mi dilungo sui dettagli dei giochi presenti, descritti sull’articolo di Wikipedia, aggiungo solo che è il gioco “indovina” è ancora divertente, almeno fino a quando non si imparano parole incluse… che non sono poi tante a giudicare da quanto spesso si ripetono. Divertente è anche sbagliare la parola suggerita nel gioco “scrivi”: la voce, con un tono piuttosto seccato, ci dice “Non ho ricevuto, avevo detto TACCUINO: T-A-C-C-U-I-N-O, TACCUINO.”
Fantastico … certo che la passione del retrocomputing porta anche me a simpatiche divagazioni, ma il Grillo Parlante mi mancava. Interessante non tanto il fatto che secca le batterie in un ora, ma che funzioni ancora bene dopo 30! anni. Non siamo più capaci a costruire così.
In effetti ero indeciso se pubblicare l’articolo, poi ho pensato “ha una tastiera, ha un display, ha 30 anni ed è costruito da Texas Instruments”… in questi termini rimane in tema!
Per quanto riguarda la qualità costruttiva, è vero che molti pezzi con 30 anni e più sulle spalle continuano a funzionare: ma erano dispositivi molto più semplici di quelli attuali. La complessità (dal punto di vista dell’hardware) e le prestazioni sempre al limite della tecnologia rendono i computer moderni molto più delicati, e soprattutto poco riparabili.
già 30 anni fa gli americani lo conoscevano e prima ancora dava consigli a Pinocchio che lui non voleva sentire. Pinocchio era una marionetta e solo alla fine prende le sembianze umane. oggi il percorso è diverso e noi rischiamo di diventare delle marionette.
sempre in gamba giacomo ti leggo sempre volentieri
Beh, con questo Grillo Parlante ho avuto a che farci molto. Anch’io ero ”fuori target” (sono del 1961, figuriamoci …) ma mi ci sono divertito perchè l’ho adoperato con il mio nipotino Marco il quale, grazie a questo microcomputer, a tre anni ha già imparato a leggere ! Sul fatto che il suo hardware fosse meno complesso e pertanto più affidabile non sono tanto d’accordo. Per quei tempi era parecchio complesso, almeno quanto a chip integrato di ”speech processing” che la Texas Intruments aveva messo a punto ad hoc per questo bel giocattolo tecnologico. E poi il suo punto debole è, ahimè, il survoltore (convertitore o come preferite) di tensione interno che, partendo dalla semplice tensione delle batterie, aveva il compito di generare le varie tensioni interne per il ”grillo”, in particolare quella a tensione più alta per gli anodi e quella di riscaldamento del filamento del display fluorescente a vuoto (VFD). Praticamente il VFD è una valvola speciale a più segmenti che ha il compito di visualizzare, a matrici, i vari segmenti che compongono e visualizzano lettere, numeri e simboli. E’ questa la parte del circuito più delicata e più soggetta a guasti, tant’è che mi è capitato di acquistare, nei mercatini, qualche Grillo Parlante spesso non funzionante. Comunque sia è un bellissimo pezzo di storia dell’elettronica e del retro computing, non c’è dubbio. Da Texas, autentico colosso della microelettronica.