La storia di questo Newton comincia con una grigliata di quartiere, un’idea di un paio di vicini di casa. Anzi, comincia con un Mars. Stavo lavorando in ufficio davanti al computer, e improvvisamente mi viene voglia di mangiare un Mars. Non so perché, non mi capita mai, ma mi è venuta l’acquolina in bocca pensando al cioccolato, al caramello, a quel soffice ripieno che si incolla ai denti. Non riesco a concentrarmi, lo snack al cioccolato è l’unica cosa a cui riesco a pensare: devo uscire a comperarne uno, o, ancora meglio, il pacco da 4.
Appena esco dall’uffico e giro l’angolo per raggiungere il più vicino spacciatore di Mars (un negozio in piazza), incontro un mio vicino di casa che mi informa che più tardi ci sarà una piccola festa a cui sono invitati gli abitanti del quartiere per avere la possibilità di stare un po’ insieme e conoscersi meglio. Ognuno porta qualcosa ma è comunque garantito un panino con la salsiccia a tutti i partecipanti; mi offro di contribuire con le bibite, dato che sto andando al negozio.
L’evento non inizia tardi perché ci sono anche i bambini, alle 7 c’è già un po’ di gente; conosco qualcuno, altri li ho già incrociati, alcuni non li ho mai visti, ci si presenta e si scambiano quattro chiacchiere. Saluto l’addetto alla griglia, avevo già conosciuto sua moglie, mamma a tempo pieno di 3 figli, ma non avevo mai avuto l’occasione di incontrarlo. I micro panini con la salsiccia e la cipolla sono eccezionali, meno male che ce ne sono in abbondanza! Saluto i bambini, e con il mio fidato coltellino aggiungo due buchi a uno scatolone per trasformarlo in una nave dei pirati da dove escono i cannoni. Un’altra bimba mi chiede di ritagliare anche una porticina, non è molto nave dei pirati ma va bene lo stesso, la facciamo diventare una casetta dei pirati.
Più tardi in serata mi siedo a chiacchierare con la supermamma di cui ho accennato poco fa, la persona che per prima quando abbiamo traslocato si è presentata e ci ha dato il benvenuto in paese. Parliamo del più e del meno, poi mi chiede cosa facciamo nell’ufficio dove lavoro: le spiego che il mio socio è un grafico mentre io mi occupo di programmazione di siti web, database, director. Scripting più che programmazione, se vogliamo essere precisi. Potete immaginare la mia sorpresa quando lei mi ha detto cosa faceva prima di lasciare il lavoro per dedicarsi alla produzione seriale :-) di bambini: sviluppava software per Macintosh.
Ovviamente la discussione ha cambiato immediatamente argomento e abbiamo parlato di vecchi Mac, mi ha raccontato qualche aneddoto sul suo lavoro, le ho detto della mia passione e, incuriosita, ha accettato volentieri l’invito di dare un’occhiata alla mia collezione. Unica donna oltre a mia moglie che ho invitato a casa per mostrare la mia versione della collezione di farfalle, ma senza secondi fini questa volta!
Il giorno dopo, sabato, è passata per un caffè dopo pranzo, e quando ha visto i miei computer mi è sembrata una bambina in una stanza piena di giochi… “questo ce l’avevamo”, “questo lo aprivo per aggiungere un po’ di ram in prestito”, “dovevamo provare il software su macchine anche più vecchie, come questa” e così via. Poi ha visto i libri della collana “Inside Macintosh” dedicata agli sviluppatori – “questi li avevamo tutti” – e si è persa nella lettura. Così persa che tra i computer in casa, un passaggio in ufficio e uno in cantina (i miei pezzi sono un po’ ovunque, lo spazio non basta mai) il resto della sua famiglia l’ha data per dispersa ed è venuto a recuperarla alle 6 del pomeriggio!
D’accordo, ma il Newton? Giusto, questo è un articolo sul Newton… mi ha raccontato che un giorno i suoi capi sono andati a una conferenza di Apple per gli sviluppatori, e sono tornati con questo nuovo apparecchio; Apple voleva spingere gli sviluppatori Macintosh a creare software anche per il Newton. Non erano interessati, perciò il Newton Messagepad, il primo modello originale, è rimasto in un cassetto nella sua scatola dal 1993. Fino a oggi. Non mi è stato donato, è un “prestito a lungo termine”, ma è stato davvero un piacere avere per le mani questo Newton praticamente nuovo con tutti gli accessori e i manuali originali. Quando l’ho acceso, c’era solo una nota con scritto “hello world”, che è la prima cosa che ogni sviluppatore fa con un nuovo sistema…
Devo dire che anche il Newton ne ha fatta di strada: io ho solo il 2100, l’ultimo modello, che rispetto al primo è più veloce, completo, riconosce la scrittura senza esasperare chi scrive, insomma funziona molto meglio ma – proprio quando aveva raggiunto la piena maturità – il progetto venne cancellato da Steve Jobs appena rientrato alla guida dell’azienda che aveva fondato. Però dopo 10 anni è apparso l’iPhone! Ma questa è un’altra storia, e ne parlerò un’altra volta.